La manifestazione birraria tenutasi a Marghera (VE) presso il Centro Sociale Rivolta ed organizzata in collaborazione con il Red Bear Pub e Birra Olmo.
Abbiamo presenziato la giornata di sabato 15 Maggio durante la quale si è svolta la degustazione guidata da Andrea Camaschella, giudice internazionale, collaboratore con Slow Food per la guida Birre d'Italia oltre che redattore della rivista Fermento Birra.
Non intendiamo con questo post riportare per filo e per segno lo svolgimento della rassegna ma preferiamo raccontarvi come è andata la degustazione che si è rivelata molto interessante e con alcune "chicche" che difficilmente si trovano sugli scaffali dei nostri fornitori di fiducia.
Vediamo allora come è andata...
A dare il fischio d'inizio è toccato alla specialità di casa Uerige, ovvero la Alt. Più che di fischio dovremmo parlare di colpo d'inizio, visto che si trattava di un fusto a caduta, con relativo innesto del rubinetto.
Molto accattivante il racconto del conduttore della degustazione che ha trasmesso ai presenti una gran voglia di visitare Brauerei Uerige e la città di Düsseldorf.
Parte maltata in evidenza e leggera gradazione alcolica fa di questo stile uno delle migliori intepretazioni della categoria session beers.
A seguire la AIPA di casa Piccolo Birrificio Clandestino. La Riappala si è confermata molto equilibrata, evidenti le note di luppolo americano ma ben bilanciato dai malti caramello.
Interessante la disquisizione sulla considerazione che cominciano ad avere i birrai degli altri Paesi nei confronti delle produzioni italiane.
Guardate dapprima con curiosità ora invece fonte di ispirazione anche per i paesi con maggiore tradizione. Il successo della Tipopils del Birrificio Italiano, ad esempio, ha portato i grandi produttori tedeschi a considerare la possibilità di eseguire il dry hopping nelle proprie Pilsner.
Ennesimo esempio di come la creatività italiana è riuscita a supplire a secoli di tradizione.
Il terzo assaggio prevedeva la Piedi Neri di Croce di Malto. Birra premiata con una menzione d'onore al Mondial de la Biere lo scorso anno in Canada. Si tratta di una Russian Imperial Stout nata in collaborazione con Birra Amiata. Oltre agli ingredienti classici è previsto l'impiego del Riso Venere e Castagne. Come previsto dallo stile l'apporto alcolico è importante, 8,7%, il finale è secco come ci si aspetterebbe dall'utilizzo del riso e si percepisce sullo sfondo delle note leggermente affumicate probabilmente apportate dalle castagne e dai malti tostati. Impressiona il bilanciamento che si percepisce tra malto e luppolo nonostante i 99 IBU (international bitterness unit) dichiarati dal birrificio. Il corpo di Piedi Neri è talmente robusto che attenua la percezione dell'alcool grazie anche ad una trama setosa.
Ci è piaciuta in particolare la definizione che ha dato Andrea Camaschella di birra artigianale: la rappresentazione di quello che preferisce il birraio, nel bicchiere si ha il suo modo di bere, la sua storia.
La quarta birra è stata una barley wine, quella di Retorto la Malalingua. Vincitrice del primo premio della categoria nel Campionato italiano della birra artigianale.
Abbiamo assaggiato la versione fermentata in acciaio, prodotta in Dicembre. Sorprende che pur avendo una nota dolce ben presente non risulti affatto stucchevole.
I 12 gradi alcolici scaldano senza essere troppo invadenti.
Una birra veramente ben riuscita che sicuramente potrà offrire delle belle sorprese anche in futuro.
Divertente l'aneddoto di Marcello, il birraio, che raccontava di aver dotato di stufa il tank di fermentazione per ottenere la piena attenuazione del mosto.
Per resettare il tutto non potevamo che assaggiare una gueze, nell'interpretazione di Boon.
L'introduzione a questa tipologia di birra a fermentazione spontanea si è concentrata sulla spiegazione dei lieviti che caratterizzano questo stile.
Lactobacilli, acetobacter, pedococchi e brettanomiceti. L'acidità è agevolata anche dalla presenza di frumento non maltato solitamente nell'ordine del 40% del totale dei cereali.
La gueze, come molti sapranno è un blend di lambic di diverse annate, quella in degustazione, conteneva le annate 2011 e 2012.
Sapere che un colosso come la Palm Breweries ha assorbito la creatura di Frank Boon, lasciando comunque al titolare piena libertà di azione, è una bella consolazione per gli appassionati di questo stile.
Bisogna sapere che dagli oltre cento produttori di queste tipologie di birre, in Belgio, ne sono rimasti non più di venti, alcuni dei quali non più produttori, ma blender che acquistano il mosto per poi affinarlo nelle proprie botti.
La gueze di Boon è particolarmente alcolica per lo stile, 7%, evidenti le note di citrico al naso e come dice il maestro Kuaska sentore di carte da gioco usate. All'assaggio si confermano le note di cantina, mela verde e metallico. Che dire?!? l'ennesima conferma.
A chiudere questo appassionante incontro due chicche di casa Beerock. Beerock è una beer firm (birrificio senza impianto) che vede tra i soci il trombettista Roy Paci. L'idea è creare birre con tiratura limitata. In assaggio per l'occasione la Plectrum powered by Barone Ricasoli, una Barley Wine da 10,5% di alcool affinata 12 mesi in botte di chianti e la Plectrum powered by Bellenda affinata sempre 12 mesi, in botte di moscato rosa. Si tratta della prima produzione Beerock. Molto presente il sentore affumicato dovuto dall'impiego di malto torbato, anticipato da note marsalate. Difficile riconoscere l'apporto del legno quasi completamente coperto dalla forte affumicatura. Si profila invece un leggero spunto dolce nella versione affinata in botti di moscato rosa.
Esilarante l'intervento del trombettista che ha spiegato di aver installato in cantina un sistema audio che riproduce un suono alla stessa frequenza espressa dalla fermentazione della birra. Una sorta di fermentazione musicale.
Quanto sono pazzi questi birrai!
Complimenti agli organizzatori a partecipanti e al conduttore della degustazione, davvero una bella esperienza.
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