domenica 29 settembre 2013

Signore e Signori Mario Pedretti

Luppolo fonte Koehler's Medicinal-Plants'' 1887
Potremmo definirlo il Pelè del luppolo o l'Eroe dei due Mondi, per la sua capacità di ottenere il massimo da varietà originarie di qua e al di là dell'oceano, ma siamo quasi certi che non apprezzerebbe definizioni così altisonanti.
Preferiamo quindi parlare di lui come di un grande lavoratore, mosso da una grande passione, sapiente, come solo chi è legato alle tradizioni e alle buone pratiche sa essere.
Chi ci segue sa che l'obbiettività non è il nostro forte e quando incontriamo persone capaci, che hanno voglia di condividere le loro conoscenze mantenendo umiltà e curiosità di chi vuole sempre migliorarsi, non rimaniamo indifferenti.
Rispetto ad altre persone che intervengono nel blog, Mario, abbiamo avuto l'occasione di conoscerlo di persona ed è per questo che possiamo spendere due parole per introdurlo.
Siamo orgogliosi di poter divulgare le parole e i modi del signor Pedretti pur sapendo che ci sono molte altre persone in Italia serie e capaci.
Speriamo di non scadere in un patriottismo fuori luogo affermando che è anche grazie a persone come loro se nonostante tutto, possiamo, forse, ancora guardare al futuro del nostro Paese con un filo di speranza.
Scusate questa digressione ma pensiamo che, mai come in questo periodo, dovremmo porre l'accento su i buoni esempi che accadono intorno a noi. 
Torniamo ora all'argomento che più ci preme. Ecco voi l'intervista, buona lettura.

Area geografica: Palasone di sissa – PR
N° di piante: 180 circa
Età delle piante: Da 2 a 8 anni
Metodo di essiccazione: Naturale,in ambiente opportunamente preparato,(garage coibentato di circa 18 Mq. con scaffalature per i contenitori e possibilità di riscaldamento alternativo per le giornate senza sole ed in notturno).

Come é andato il raccolto 2013?
Viste le condizioni atmosferiche che hanno caratterizzato buona parte della primavera,con il conseguente ritardo nella possibilità di effettuare trattamenti contro la peronospora,tutto sommato abbastanza bene,con differenze di resa,diminuite per alcune varietà maggiormente sensibili a questa fitopatologia, ed incrementi anche sensibili per le varietà più resistenti ed adattabili.
Sotto il profilo aromatico, alcune incoraggianti conferme, soprattutto per le varietà provenienti da oltre-oceano.

Come é stata l'annata meteorologicamente e come ha influito sulla coltivazione?
Trattamenti consigliati
Come già detto, sotto il profilo meteorologico, l’annata stata davvero difficile, specie nel periodo di fine inverno e per buona parte del periodo primaverile.
Vi sono state continue ed abbondantissime precipitazioni per tutti i periodi indicati, che hanno compromesso diverse fasi delle lavorazioni da porsi in essere, in particolar modo la pulitura delle ceppaie per il diradamento dei rizomi in eccesso nel periodo di fine inverno e tutte le successive attività da svolgersi in inizio primavera, in particolar modo l’impossibilità ad intervenire preventivamente con i trattamenti a base rameica contro la peronospora.
Anche la consueta concimazione primaverile ha subito forzati ritardi.
La fase finale della primavera e tutto il periodo estivo, sono invece stati caratterizzati da una scarsissima piovosità, per cui è stato necessario intervenire con continue e costanti irrigazioni, che grazie all’impianto goccia a goccia esteso a tutta la coltivazione, hanno sopperito in modo regolare alle condizioni di carenza idrica.

Quali tipi di interventi fitosanitari hai intrapreso?
Con ritardi,appunto dovuti alle prolungate condizioni di abbondante piovosità, quasi quotidiana, che hanno caratterizzato buona parte della passata primavera, ho cominciato verso la metà di maggio ad intervenire con i primi trattamenti a base di solfato di rame e zolfo, continuandoli, con cadenza settimanale,fino alla meta di luglio circa, in corrispondenza con l’inizio delle prime fioriture, aumentando via via la dose di zolfo contro l’insorgenza dell’oidio.

Quali varietà hanno offerto le performance migliori?
Come già sottolineato in precedenti occasioni, le varietà,che meglio si sono adattate al terreno ed al clima della mia zona,si confermano essere quelle che provengono da oltre-oceano, con alcuni buoni risultati per alcune varietà europee.
Varietà con buoni risultati
Varietà come columbus, nugget, brewer’s gold, centennial,(al secondo anno di impianto,ma sicuramente promettente), mounthood, cascade, (un po’ sotto tono come resa rispetto ad altri anni), sterlyng, willamette e soprattutto chinook, che è senza dubbio il più produttivo e anche sotto il profilo aromatico uno dei migliori, hanno tutte quante dato ottimi risultati.
Buoni risultati anche per varietà europee quali: northdown, hallertau magnum, hallertau mittelfruh, challenger, marynka, fuggle, yeoman e progress.

Quali invece le peggiori?
Varietà con risultati scarsi

Risultati abbastanza deludenti o poco significativi per le seguenti varietà.
Golding(sicuramente poco adattabile alla mia zona), spalter select, hersbrucker spat, tettnanger, bramblig cross, target, northern brewer e galena.
Da sottolineare comunque che diverse di queste varietà, quest’anno hanno subito attacchi di peronospora su cui ben poco c’è stato da fare, viste le sopraccitate situazioni climatiche.


Forte della tua esperienza puoi affermare con una certa sicurezza che ci sono varietà che meglio si adattano al terroir della tua zona? Se si quali?
Varietà con risultati nella media
L’ho già anticipato in una risposta precedente e confermo che vi sono, almeno per la mia esperienza diretta, varietà sicuramente più adattabili di altre al mio tipo di terreno e clima.
La sperimentazione che conduco da ormai qualche anno, aggiungendo sempre qualche nuova varietà, giusto per comprendere quale sia il livello di acclimatamento delle stesse,mi porta a poter dire che le meglio adattabili siano quelle di cui ho parlato in precedenza trattando delle migliori rese.
Questo comunque non vuol dire che in areali climatici e morfologie di terreno diverse,debbano ripetersi le stesse situazione,ma questo va testato con continue sperimentazioni che credo ormai siano in essere in più parti d’Italia.
Comunque al momento attuale, le varietà che qui da me posso considerare tra le meglio adattabili sono nell’ordine:
chinook, nugget, brewer’s gold, columbus, cascade, hallertau magnum e challenger.
Anche altre varietà di cui ho parlato in precedenza hanno dato buoni risultati di adattabilità, ma essendo parecchie di loro ai primi anni di impianto, non me la sento di esprimere ancora un giudizio completo nei termini dovuti. Serve ancora qualche anno di sperimentazione per arrivare a conclusioni più esaustive.

Quale pratica hai intrapreso con successo ultimamente?
Da circa un paio d’anni ho cominciato, dopo averne letto su di un vecchio manuale degli anni trenta che parla di coltivazione del luppolo, la potatura dei tralci laterali, dopo che è spuntata la seconda coppia di foglie.
Questa pratica dovrebbe favorire la nuova germinazione di altre coppie di tralci laterali con una conseguente maggiore produzione di coni. 
Ora, probabilmente questa pratica costringe ad un costante e continuo lavoro aggiuntivo durante la fase di maggior sviluppo vegetativo delle piante, (non facile da seguire completamente visto il notevole accrescimento nel periodo richiesto per l’intervento),ma devo dire che qualche risultato anche visivamente apprezzabile, lo consegue sicuramente.

Quali interventi sono previsti nella prossima stagione per il miglioramento? 
Credo che nel prossimo inverno andrò ad espiantare ed eliminare alcune delle piante che si sono dimostrate fino ad ora scarsamente adattabili e poco apprezzabili sotto il livello produttivo, per rimpiazzarle nella prossima primavera, con altre di già certa buona resa oppure con nuove varietà da sperimentare.

Quanta parte di raccolto pensate di sfruttare per le vostre produzioni (per birrifici ed   homebrewers)?
Quest’anno ho superato ancora il raccolto di coni verdi già abbondante dello scorso anno.
Ora sto portando a termine la raccolta con le ultime varietà più tardive, tra cui columbus e nugget, poi,dopo aver terminato l’essiccazione,mi dedicherò alla pressatura-confezionamento del luppolo secco per ridurre gli spazi di stoccaggio e poterlo quindi conservare in congelatore.
Una parte certamente non maggioritaria del prodotto finito, la utilizzerò insieme al mio socio Giuseppe, per le nostre cotte, mentre noto già un certo interesse da parte di svariati produttori casalinghi e non, per i “maxi – plug” pressati e messi sottovuoto, che sono il prodotto finale del lavoro di tutta l’annata.

Quali sono state le innovazioni che hai intrapreso per migliorare la coltivazione e la raccolta?
Al momento attuale, la raccolta la effettuo ancora completamente in modo manuale e devo dire che si tratta di un lavoro decisamente molto impegnativo e gravoso, ma con il vantaggio non indifferente di poter controllare di persona la qualità finale del prodotto, effettuando una selezione abbastanza accurata, cosa non così certa in processi automatizzati; resta il fatto che il dispendio di tempo per la raccolta mi ha portato a valutare la possibilità di prevedere in prospettiva, un qualche sistema di meccanizzazione di questa fase: ci sto lavorando.
Tra le recenti innovazioni, sto adottando da un paio d’anni un sistema di trazione controllato per le corde di salita dei tralci, che grazie ad elastici muniti di ganci, mi permette di tenere nella giusta tensione le corde ed evitare che il vento agendo su di esse, possa creare grovigli nel caso di allentamento delle stesse. In questo caso i risultati sono stati ottimi.

Ringraziamo Mario per la collaborazione dimostrataci anche in questa circostanza. Alla prossima!





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