Luppolina |
Come l'anno scorso cercheremo di raccogliere opinioni e commenti sull'annata 2013, con lo scopo di approfondire tecniche colturali e aspetti legati alla legislazione e a tutto ciò che ruota attorno alla pianta tanto amata da birrai e appassionati di birra.
Cominciamo questa serie di incontri con Futurbioerbe, il progetto friuliano che fa capo a diversi enti fra i quali Cirmont, Ersa e con collaborazione de l'Università di Udine.
Lasciamo quindi la parola alla Dott.ssa Elena Valent e al Dott. Federico Capone, che ringraziamo per la disponibilità dimostrataci.
1) Abbiamo preso visione dei risultati che avete presentato nel corso del
convegno, lo scorso agosto, potete commentarli?
Si è trattato di un incontro tecnico nel quale abbiamo potuto far conoscere
meglio le piante e i tipi di problematiche che possono insorgere durante la
coltivazione di un luppoleto, specialmente in un’annata agraria come quest’anno.
Si sono volute evidenziare le principali fitopatologie su questa specie e le
carenze nutrizionali.
2) Quali sono le pratiche colturali che ritenete piú importanti per
ottenere un buon raccolto?
La costanza e il monitoraggio sono gli ingredienti base. Inoltre un po’ di
esperienza aiuta. Una cosa, secondo noi fondamentale, è controllare al momento
della massima spinta vegetativa il fabbisogno in micronutrienti, affinché la
pianta non stenti troppo e rischi di ingiallire e avvizzirsi. L’apporto idrico
in un’annata così secca poi è fondamentale per la crescita della pianta e lo
sviluppo dei coni.
3) In particolare la concimazione, come varia a seconda dei terreni, come
si possono intuire le carenze nutrizionali di un terreno?
Campo sperimentale di luppolo |
Nel campo sperimentale di Fiume Veneto, dove il terreno è molto limoso e crea
spesso crosta, le carenze di nutrizionali, così come i problemi da asfissia e/o
carenza di acqua, sono molto evidenti sulle foglie. Queste incominciano ad
ingiallirsi e la pianta inizia a fruttificare, anche nel periodo di accrescimento.
4) Si é parlato anche di commercializzazione, quali sono i requisiti per
poter vendere il proprio luppolo?
Purtroppo, la commercializzazione del luppolo e ancora agli inizi. Dobbiamo
studiare bene il discorso dal punto di vista legale, ma per farvela breve, in
Italia a tutt’oggi è impossibile vendere luppolo made in Italy, si può
coltivare solo per scopi scientifici e per hobby (produzione di birra
artigianale).
5) Dalle analisi da voi rese note, sono esplicitati i valori relativi all'
apporto di amaro, avete qualche riscontro in merito all'aroma?
Sulla raccolta di quest’anno, non abbiamo avuto ancora la possibilità di
effettuare analisi. Dovremo farcela per il mese prossimo. Lo scorso anno invece
assieme ai birrifici La Birra di Meni e il Birrificio Campagnolo, abbiamo effettuato
alcune cotte e prodotto birra con il nostro luppolo, sia da amaro che da aroma,
ed i risultati sono stati apprezzati sia dal pubblico presente alle conferenze
che dai mastri birrai che si sono prestati all’esperimento.
6) Quale può essere lo sbocco per il luppolo Made in Italy, che tipo di
interventi sono richiesti da parte delle associazioni di categoria perchè
acquisisca sostenibilità economica per le aziende?
In primis, bisogna sensibilizzare il mondo politico e far si che in Italia
si possa commercializzare luppolo made in Italy e produrre piante di luppolo in
Italia, in secundis bisogna sperare che la nostra sperimentazione vada avanti
al fine di ottimizzare tecniche e magari migliorare la meccanizzazione
(raccolta luppolo e maltazione orzo) e le performance quali-quantitative sia
per il luppolo che per l’orzo da birra.
7) Per quanto riguarda le innovazioni avete qualcosa in cantiere, qualche
ibridazione per ottenere delle varietà più resistenti (magari con varietà
autoctone) o qualche attrezzo per migliorare
la lavorazione?
Abbiamo cercato di migliorare la raccolta per renderla più veloce, abbiamo
messo a coltura alcune varietà di luppolo spontaneo, soprattutto di montagna
(tendenzialmente presentano basso contenuto in alfa acidi, ma potrebbero essere
usati come luppoli da aroma). Inoltre stiamo cercando qualche ditta che voglia
realizzare assieme a noi qualche prototipo di macchina per la raccolta del
luppolo e qualche maltatoio versatile e specifico per le esigenze dei
microbirrifici presenti sul territorio regionale.
8) Futurbioerbe è ormai un nome conosciuto tra gli appassionati di luppolo,
potete descrivere anche le altre attività che svolgete e spiegare ai nostri
lettori come è nato il progetto e quali obbiettivi ha?
Radicchio Rosa di Gorizia |
Il progetto segue le orme di un precedente progetto “BioInnovErbe” e ha
come obiettivo quello di migliorare o sviluppare delle tecniche di coltivazione
biologiche per alcune piante molto diffuse e utilizzate dal punto di vista
alimentare nella regione Friuli Venezia Giulia. Oltre al luppolo, del quale in
cucina si utilizzano i germogli primaverili, nel progetto rientrano i radicchi
(Rosa di Gorizia, Canarino, L’idric cul poc e radicchio di monte), la rapa di
Verzegnis, il rafano o cren. Per ognuna di queste piante abbiamo realizzato
diversi campi sperimentali dove eseguiamo prove agronomiche per migliorarne gli
aspetti quali-quantitativi.
9) Chi e come può collaborare con voi usufruendo dei servizi che offrite?
Il progetto chiude a dicembre 2013. Comunque siamo sempre a disposizione
per visite, convegni e consulenze. Il nostro blog cerca di dare informazioni a
tutti quelli che ce le chiedono…e se poi ci offrirete voi in futuro del
lavoro…ben venga. Stiamo cercando di crearci un futuro tramite le nostre idee.
10) Per chiudere questa intervista vi chiederei di commentarci Il raccolto
2013, quali sono state le problematiche maggiori e come intendete risolverle?
Luppolo con botrite |
Chiaramente invitiamo chiunque voglia condividere la propria esperienza ad inoltrarci un piccolo resoconto da diffondere a tutti i lettori del blog.
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