lunedì 12 marzo 2012

Rapporto 2011 birra artigianale Unionbirrai

In occasione di Selezione Birra 2012, svoltasi a Rimini oltre all'elezione delle migliori produzioni nazionali e non, è stato presentato anche lo studio di Unionbirrai sul mondo della birra artigianale italiana. 
Il campione intervistato comprende tutti i microbirrifici italiani (336) anche se hanno aderito soltanto il 28% (94). 
Lo studio è stato condotto dall'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano e indaga sulle diverse caratteristiche dei microbirrifici italiani, considerando l'aspetto demografico, quello commerciale, produttivo e formativo del panorama brassicolo nazionale. 

Lo studio è disponibile sul sito dell'associazione ed è stato suddiviso in birrifici e brewpub. 
Per brewpub si intendono quei birrifici che comprendono al loro interno anche un locale di mescita, aspetto che differenzia molto l'attività aziendale rispetto alla sola produzione.
Sulle 94 realtà prese in esame 74 sono birrifici e 20 brewpub.
Dal punto di vista giuridico le società di sola produzione prevedeno per più della metà dei casi non più di due soci, mentre le realtà con mescita in loco sono generalmente società più strutturate con un numero maggiore di soci e di dipendenti. 
Per il 60% del campione preso in esame, per quanto riguarda i brewpub e per oltre il 70% per i birrifici, il fatturato si attesta tra i 20000 € e gli 800000 € l'anno. Il dato a nostro parere risulta un pò fuorviante, in quanto riteniamo che una maggiore frammentazione delle classi di fatturato avrebbe descritto in maniera più dettagliata la situazione economica delle diverse realtà. Secondo noi un segmento che va dai 100000 agli 800000 € è troppo ampio per descrivere fedelmente la realtà. 
Per quanto riguarda i canali distributivi delle diverse aziende, la vendita diretta è prediletta dai brewpub, come è prevedibile, mentre i birrifici sono più attivi nella distribuzione diretta, infatti quasi il 75% degli stessi genera almeno il 50% del fatturato attraverso questo canale.
La distribuzione indiretta invece contribuisce fino ad un quarto del fatturato per un terzo dei soggetti presi in esame siano essi microbirrifici o brewbup.
Riassumendo l' 84% del fatturato dei brewpub è generato dalla vendita diretta, mentre si attesta al 65% per i microbirrifici.
Un altro interessante quesito è quello riguardante il numero di tipologie di birre brassate. 
Quasi l'80% dei microbirrifici produce fino a 10 tipi di birre, mentre poco meno del 60% dei brewpub dà vita al massimo a 5 stili. 
Ma a dirci quali birre vengono prodotte è la serie di quesiti successivi.
Le birre leggere sono le predilette dai birrifici, il 67% degli stessi produce per il 75% birre più beverine, mentre i brewpub si fermano al 54% in questa tipologia. Molto probabilmente la vendita diretta con mescita in loco offre la possibilità di consigliare, con successo, anche tipologie particolari spesso non ricercate dai consumatori. 
Le birre stagionali sono "trascurate" da entrambe le categorie, meno del 50% delle produzioni. Anche in questo caso un ulteriore segmentazione, avrebbe fotografato più fedelmente la situazione.
Passando al packaging, metà dei brewpub non imbottiglia affatto, mentre il 70% dei microbirrifici imbottiglia almeno il 50% dell'intera produzione. 
Per quanto riguarda la quantità prodotta, 2 brewpub su 3 e il 60% dei birrifici non supera i 250 ettolitri l'anno. Solamente il 15% supera i 700 hl in un anno, questo fa sì che solo un brewpub su cinque e poco più di un birrificio su quattro sfrutti più del 75% della propria capacità produttiva. 
Se consideriamo l'approvvigionamento di materie prime che si parli di malto, luppolo o lievito più del 60% viene acquistato da importatori italiani. Potrebbe essere un segnale confortante per i birrifici agricoli, qualora raggiungessero una qualità e una competitività sufficiente, per distribuire le materie prime anche ad altre aziende del settore.
Gli ultimi quesiti riguardano gli investimenti e la formazione. Più del 25% delle spese future delle società intervistate saranno concentrati sulla fase di confezionamento. 
Per quanto riguarda la formazione viene data molta importanza all'aspetto tecnico più che a quello manageriale. 
Chiudiamo il nostro intervento, augurandoci di non essere stati troppo noiosi e congratulandoci con Unionbirrai per l'iniziativa.
Ricordiamo che è l'unico studio finora intrapreso nel settore della birra artigianale. 
     

     
   

 

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