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Ciao Leo, la passione per la birra in
me nasce, come forse capita a molti, negli anni del motorino quando
finalmente si è liberi di muoversi e andare al Pub. L'interesse per la birra
buona e poi la passione per farla nascono sicuramente negli anni
dell’università. Dopo un primo approccio all’alberghiero e alcuni esperimenti
casalinghi subito castrati, finalmente all’università riesco ad avere
l’indipendenza necessaria per coltivare la mia passione. Sicuramente l’incontro
con le birre americane durante il salone del gusto 2006 e il contributo di Opie
(un mio compagno di corso americano) hanno fatto scaturire in me uno slancio sempre crescente. Ah come dimenticare il
primo viaggio in Belgio con Kuaska nel 2007?
2) Sappiamo che gli studi universitari ti
hanno portato ad approfondire il comparto alimentare in molti suoi aspetti, come si riflette nel
lavoro in birrificio?
Sicuramente
avere una cultura alimentare e di conseguenza un gusto abbastanza formato ti
aiuta in molti piccoli aspetti, ad esempio nell’uso di alcuni ingresienti extra
cercando di scegliere quelli più appropriati.
Molto
utile anche per gli abbinamenti con il cibo.
3) Sei socio (Mobi), sei docente, sei mastro
birraio, sei publican. Un vulcano di idee e attività che fa da "collante" tra i diversi
attori del mondo birraio. Quanto è importante la comunicazione e la collaborazione tra queste figure? È un
approccio che funziona nella nostra realtà?
Alla
prima domanda ti rispondo fondamentale! Se si da un occhio all’estero ad
esempio in Inghilterra, questo esiste da sempre, spesso birrificio e Pubs
appartengono alla stessa compagnia. Anche in italia, salvo alcune eccezzioni,
le realta di maggior successo coniugano le varie figure che citi, su tutte
Baladin e Lambrate.
Se
si produce qualità è fondamentale che questa venga comunicata e chi più del
publican è a contatto con il bevitore di birra? Il punto è che non sempre chi
stà dietro al bancone conosce ciò che sta servendo o peggio si non rende conto
dell’importanza di vendere cultura, e questo è un enorme problema non solo nel
settore birra. Se si continuano a vendere prodotti di multinazionali identici
fra di loro e senza anima, fra qualche anno non ci sarà nessuna differenza e
dunque motivo di
Devo
dire che da noi questo tipo di approccio apparentemente funziona. Anche se in
veneto la mentalità dell’orticello è sempre presente, creare delle
collaborazioni fra piccole realtà che ricoprono le mansioni in oggetto crea
sicuramente delle sinergie che sono poi le stesse sinergie hanno fatto crescere
le aziende grandi.
4) Quale birra all'assaggio hai pensato:
questa avrei voluto farla io?
Parecchie,
sicuramente le birre che più invidio in questo momento sono le birre di Valter (Loverbeer),
la Madamin su tutte. Forse proprio perchè ha sfatato uno dei miei tabù cioè
fare delle birre acide veramente buone fuori dai luoghi d’origine. E lui ci sta
riuscendo.
Se
dici poi parto con la lista, in pratica penso che ogni birra che uno fa prenda
spunto da una birra che ha bevuto e che avrebbe voluto fare. Poi ognuno ci
mette del suo, siam’ mica come i cinesi.
5) Cosa manca alla birra italiana per
imporsi definitivamente tra i grandi della birra mondiale?
Bereamare altra creazione di Filippo |
Nulla
dal punto di vista qualitativo. Credo che le grandi perle nazionali non abbiano
nulla da invidiare alle straniere. Poi nel sottobosco circola di tutto…
La
cosa che più salta all’occhio è invece è la differenza di prezzo. Ma questo è
un problema che i micro possono risolvere solo in parte. La responsabilità più
grossa rimane sempre dei nostri amministratori che nonostante gli stipendi più
che doppi rispetto ai nostri competitor internazionali, sembra facciano a posta
a rendere complicatissima quasi ogni cosa. Tutto ciò poi determina dei costi
per le aziende le quali poi a qualcuno li devono mettere in conto.
6) Vorremmo conoscere la tua posizione
sulla birra agricola italiana?
Devo
dire che è un po’presto per parlarne, birre agricole a tutti gli effetti se ne
trovano poche e sicuramente sono ancora troppo giovani per essere giudicate.
Sicuramente l’intera operazione è stata gestita male, all’italiana per
intenderci. La nuova norma è sicuramente deficitaria in quanto non obbliga
nessun agricoltore ad impiegare il proprio luppolo. In america la rivoluzione è
partita proprio da questo ingrediente.
Mi
fa parecchio riflettere il fatto che in tutto il mondo, anche in zone ben più
vocate dell’ italia per la produzione del orzo per birra, si stiano
recentemente chiudendo le malterie interne o comunque di piccole dimensioni
perché antieconomiche e che noi in italia, in un paese dove non abbiamo una
grossa cultura in materia ci mettiamo a fare i maltatori. Mah? Misteri del
nostro paese. Comunque mi auguro di sbagliare, perchè mi piacebbe molto
riuscire a fare la mia birra con l’orzo coltivato nei campi della mia famiglia.
Ma a quanto pare oggi significherebbe proporre un prodotto di qualità
sicuramente inferiore, dunque per il momento no.
7) Parlaci del birrificio Filó?
Il
birrificio Filò o meglio Il nome Birra Filò scomparirà, perchè non è possibile
registrarlo. La filosopia che stà dietro a tale progetto comunque rimarrne
sempre viva nei miei progetti che finalmente sembra stiano prendendo una forma
più concreta. E un altro nome.
Ovviamente
mi riferisco alla, spero, imminente apertura di un mio impianto produttivo, con
locale di mescita annesso, dove oltre alla Stelle e Stalle (che attualmente
realizzo al Birrone e Commercializzo grazie all’aiuto di Vanni del Druncken
Duck Pub di Quinto vicentino), produrrò altre birre e le farò conoscere assieme
al mio nuovo socio Filippo.
Ti
prometto che appena so qualcosa di più certo ti faccio una bella panoramica.
8) Hai svolto diverse esperienze anche in
festival birrai all'estero. Come ti hanno arricchito queste occasioni?
Il
paragone che mi viene più facile e come per un pittore andare a visitare le più
importanti pinacoteche del mondo. In più ai festival si conoscono persone che
hanno esperienze che nemmeno i migliori libri riescono a raccontare. La birra
deve essere vissuta. Fondamentale andare anche nei luoghi di produzione dove si
respira l’anima del prodotto. Bere un prosecco a Valdobbiadene non è come berlo
a Milano o New York.
9) Parlaci dell' associazione e dei nuovi
progetti per il futuro?
Qui
mi cogli impreparato, se devo essere sincero sto un pochino trascurando il MoBI
perché sto lavorando molto al progetto del birrificio. È da poco uscita la
traduzione del magnifico Designing Great Beer di Mosher (Progettare Grandi Birre
il titolo italiano) interamente curata dal Movimento e a breve dovrebbe uscire la traduzione di
un'altra bibbia del genere.
10) Si cade spesso nel confronto tra birra
e vino, per come accompagnano il cibo, per la loro appartenenza al territorio e spesso
anche per i prezzi. Tu che hai studiato entrambe, sono
bevande paragonabili?
Beh
sia il mondo dei vini che quello delle birre sono cosi vasti che le i paragoni
possono essere molti. Inoltre sono entrambe bevande fermentate per cui
appartenenti allo stesso emisfero. Ma anche le differenze sono molteplici, la
principale è che il vino è l’espressione della fermentazione di un unico
ingrediente (Facciamo finta di non sapere che l’uso di lieviti selezionati
dovrebbe essere considerato come un aggiunta di un altro ingrediente, fra
l’altro fortemente caratterizzante) mentre la birra e l’espressione di una
ricetta fatta di almeno 4 ingredienti (Il lievito sto giro lo consideriamo, noi
conosciamo Pasteur, il legislatore forse no) Nel vino c’è (o ci dovrebbe
essere) molto più territorio che nella birra, dove tende a perdersi nel più
complesso processo produttivo.
Sui
prezzi ci sarebbe molto da discutere, il vino in italia non paga accise, mentre
la birra si e questo è un fattore che determina gia un piccolo svantaggio per i
prezzi della birra. Poi spesso nel paragone dei prezzi si tende a trascurare il
paragone qualitativo. È logico che un vino fatto dalle macchine costi meno di
una birra fatta da un uomo. Poi sono il primo a dirti che certi eccessi in
campo birrario sono spropositati.
Negli
abbinamenti con il cibo c’è da divertirsi con entrambi, la birra da sicuramente
un’ elasticità maggiore. Offre dei gusti che il vino non ha, un esempio su
tutti è l’amaro.
Ringraziamo Filippo per la disponibilità e alla prossima...
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